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09 Luglio 2021


Cannes 2021, Sophie Marceau, icona del «Tempo delle mele»: «Gioia e sofferenza, due facce di una medaglia»

E tutto è andato alla grande sulla Croisette per Sophie Marceau. Radiosa, allegra, si è goduta alla grande questo ritorno. E la venerazione di Ozon (di un anno più giovane di lei) che non ha mai nascosto di considerare Il tempo delle mele (Le Boum) il suo film culto dell’adolescenza. Al punto da citarne la celebre scena in discoteca nel film precedente, Estate 1985, con uno dei protagonisti che fa ascoltare il suo walkman all’amico come Alexander Sterling faceva con Sophie. Il regista la corteggiava da tempo e questa è stata l’occasione perfetta. Non un film manifesto sull’eutanasia, spiegano, ma un «inno alla vita», attraverso il racconto del rapporto tra un padre e una figlia. «Sophie è l’attrice della mia generazione. Sono “cresciuto” con lei, mi ha sempre interessato. E sono felice di girare con lei ora, all’inizio dei suoi cinquant’anni. Sa bene come esprimere la sua sensibilità». Un personaggio molto vitale, si infervora Sophie Marceau, quello di Emmanuèle. «Ama la vita. È capace di dare molto, non si tira indietro. Sembra un paradosso, perché proprio a lei il padre chiede l’inaccettabile, di aiutarlo a andare via. Non sono cose di cui è facile parlare, ma bisogna farci i conti». Sono le contraddizioni della parabola umana. «Gioia e sofferenza sono due facce della stessa medaglia. E nel nostro mestiere le mostriamo entrambe. Quando di recita si soffre, si ride, si piange». L’essenziale, «è non avere paura di esprimere le nostre emozioni, è anche un modo per esorcizzarle. C’è della bellezza nel dolore».

La sua preoccupazione era essere fedele alla vera protagonista, Emmanuèle Bernheim, scrittrice e sceneggiatrice, compagna dell’ex direttore della Cinémathèque française Serge Toubiana, scomparsa nel 2017. «Non era un personaggio pubblico e questo non è un biopic. Non so neanche se saprei interpretare un personaggio reale. Il mio timore era per i suoi cari, per chi le ha voluto bene, non volevo deluderli». Nello stesso tempo si tratta di una vicenda vicina alla vita di tanti. «Da qualche parte, in qualche famiglia ci sarà una esperienza molto simile e ogni giorno di fronte alle sofferenze della vita ci poniamo di fronte gli stessi dilemmi. Ed è qualcosa che mi avvicina allo spettatore». Con il cinema ormai ha un rapporto poco frenetico. L’ultimo film che ha interpretato e diretto, Mrs Mills - Un tesoro di vicina, risale al 2018. «C’è stato un momento — ha raccontato prima di tornare al festival — in cui sentivo di aver bisogno di prendere tempo, ritrovare il piacere dei film. Ne avevo fatto troppi avevo bisogno di uno stacco». Tornare con i piedi per terra. «Occuparmi delle mie cose, la casa, le persone, vivere nella realtà». Insomma, prendersi i suoi tempi. Senza rinunciare a godersi quello davanti alla cinepresa di Ozon.


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